Boccioni – Il genio del futurismo
Il Palazzo Reale di Milano, grazie ad una ricerca in collaborazione con Electa, il museo del Novecento, la soprintendenza del Castello Sforzesco nonché la Biblioteca Civica di Verona e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze rende omaggio al grande genio del futurismo, Umberto Boccioni, a 100 anni dalla sua scomparsa, con una bellissima mostra in programma dal 23 Marzo al 10 luglio 2016.
Umberto Boccioni nacque a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882 da genitori romagnoli, che viaggiavano molto per lavoro. Nel 1889 si trasferirono a Padova, città essenziale per il percorso scolastico del grande artista fino al trasferimento in Sicilia 10 anni dopo.
Proprio nell’isola, a Catania, dopo il diploma Boccioni fa apprendistato come giornalista presso la “Gazzetta della sera”, studiando anche composizione.
L’incontro che gli cambiò la vita è ovviamente quello con un altro grande come Giacomo Balla, che diviene il suo maestro nel 1902.
Un anno dopo, appena ventenne, partecipò all’Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Cultori e Amatori di Roma.
Altro incontro assai importante fu ovviamente quello con Marinetti, che sistemò il Manifesto dei pittori futuristi scritto dallo stesso Boccioni insieme a Luigi Russolo e Carlo Carrà.
La Mostra di Palazzo Reale si compone di tantissime opere, non solo dell’artista calabrese, ma anche di alcuni suoi compagni nel futurismo e del maestro Giacomo Balla, che influenzò non poco le sue opere.
Inoltre vi sono presenti diverse opere di artisti che Boccioni studiò con molta attenzione e passione. Tra di loro troviamo preraffaeliti e pittori nordici, tardo impressionisti e autori di soggetto spesso legati ai temi della madre.
E a proposito della madre splendido il gigantesco quadro che il pittore calabrese dedicò alla propria, un quadro vivo, molto potente, sembra quasi che la persona possa uscire e toccarti. Di un’intensità straordinaria, difficile da ripetere e difficile da rendere tanto che lungo tutto il percorso vediamo diverse bozze di questo quadro, anche a matita, segno che Boccioni ci tenesse molto a quest’opera e al soggetto stesso e come ogni artista si spingeva alla perfezione.
Il concetto di perfezione era un’ossessione per Boccioni e quando vide La Pietà del Giambellino sostenne: “Avevo gli occhi inumiditi dal pianto. E’ perfetto. E’ terribile.”
Perché terribile?
Sembra assurdo ma vedere raggiunta la perfezione per un artista significa non avere più scopo e sicuramente il pittore calabrese temette proprio questo. Non poter fare più nulla perché la vetta era stata raggiunta.
Per nostra fortuna non si fermò e ci regalò molto altro.
Nella Mostra si trovano diverse opere dalle Biennali di Venezia tra il 1905 e il 1907, tra cui, oltre alla citata Madre, altri quadri che rimandano ad essa come La Nonna, pastello realizzato nel 1905-1906, che riflette molto la Vecchia Olandese di Miller.
Altrettanto importante per il percorso di Boccioni è il movimento simbolista, a cominciare dal gigantesco quadro Maternità di Previati, affascinante e suggestivo, dove degli angeli fanno da guardia ad una dolcissima madre che allatta il suo bimbo.
Tra le opere più belle presenti alla mostra non si può non citare Romanzo di una cucitrice di Boccioni, ennesimo omaggio alla figura femminile, qui chinata a leggere, durante una pausa del faticoso lavoro di magliaia.
Le suggestioni dell’impressionismo sono molto presenti in quest’opera, lo si capisce dalla tecnica usata così come dalle sfumature. Boccioni amava molto quel periodo, anche se poi quando divenne futurista lo considerò un po’ antico.
E a proposito di futurismo ovviamente a Palazzo Reale è presente ovvero Forme Uniche nella continuità dello spazio, che affascina non poco dal vivo perché fa davvero pensare al futuro. Sembra quasi un misto tra un cavaliere antico e un guerriero del futuro con quelle forme così particolari.